IL PACKAGING PIEMONTESE TRA SOSTENIBILITÀ E IMPATTO POSITIVO SUL TERRITORIO

Dal 3 al 6 maggio a IPACK-IMA, il Piemonte del packaging sostenibile e innovativo in mostra

Oltre 70 aziende, 2800 addetti e un fatturato da 462 milioni di euro. Numeri importanti, quelli del packaging piemontese, che raccontano di un comparto senza crisi, anche negli anni più difficili della pandemia. Proprio nel 2020 il settore del confezionamento e imballaggio ha giocato un ruolo strategico, spinto dalle esigenze di maggiore protezione e sicurezza imposte dall’emergenza sanitaria. Che si parli di sanità, tra dispositivi di protezione, farmaci e vaccini, all’agro-alimentare, dove l’imballaggio è sinonimo di sicurezza, all’e-commerce, con le sue specifiche esigenze di gestione logistica del prodotto, non c’è settore della società dove il packaging non sia protagonista. (Dati: MECS Manufacturing Economic Studies)

Nel costante percorso di innovazione che caratterizza il comparto, si è aggiunta da anni, la necessità di rispondere alla sempre più forte spinta verso la sostenibilità, dove materiali innovativi, ecologici, riciclabili e bio-compostabili, sono al centro di una vera e propria rivoluzione del settore, in cui il Piemonte gioca un ruolo da protagonista.

Sono infatti piemontesi alcuni dei più importanti player del mercato, che vede Asti, prima provincia con 156 milioni di fatturato grazie al lavoro di 26 aziende e dei loro oltre 1170 addetti, seguita da Cuneo dove 11 aziende impiegano oltre 540 dipendenti, per un fatturato complessivo di 112 milioni di euro, seguita da Novara, con 4 aziende che impiegano 542 persone per oltre 73,5 milioni di giro d’affari. Complessivamente in rapporto ai dati nazionali di settore, il Piemonte vede attive sul proprio territorio l’11.5% delle aziende, che producono il 6.4% del fatturato e occupano l’8.5%, degli addetti italiani.

Di Asti e Novara, le due province leader, sono due multinazionali punto di riferimento internazionale per la tappatura e il packaging alimentare: AROL, fondata a Canelli più di 40 anni fa, con oltre 470 dipendenti in Italia e 27.000 macchine installate e Cavanna, che vanta oltre 60 anni di storia, 340 dipendenti e 6000 impianti completi in tutto il mondo.

“Scarti di linea, rimanenze di produzione, ma prima di tutto vuoto a rendere” dichiara Alberto Cirio, AD di AROL “sono molti i casi in cui serve un de-tappatore per poter rendere riutilizzabile una bottiglia in PET o in vetro e far sì che non diventi un rifiuto. Se parliamo, ad esempio, del sistema del vuoto a rendere, dal Nord America all’Australia e in tutta Europa, guardiamo a sistemi che raggiungono prestazioni elevate, come in Germania, dove il tasso di raccolta è al 98%. Un paradigma che produce materiali riciclati di qualità superiore e promuove la transizione verso un’economia circolare. Considerati questi benefici, sempre più aziende ritengono il vuoto a rendere la soluzione migliore per gestire i loro contenitori vuoti in modo circolare e per affrontare i crescenti problemi dei rifiuti sia terrestri che marini. La nostra macchina AROL Reverse, che si occupa di de-tappare per riusare, è un esempio concreto di economia circolare dove la tecnologia e l’innovazione giocano un ruolo strategico.

Di packaging e sostenibilità, concentrato su materiali riciclabili e bio-compatibili parla anche Cavanna “L’obiettivo è garantire la shelf-life e un livello alto di performance, utilizzando i nuovi materiali sostenibili nati dalla green economy “afferma il Presidente, Riccardo Cavanna “Grazie ad accordi di collaborazione con produttori di granuli, produttori di film e infine converter, siamo diventati riferimento di mercato per tutta la filiera. Giornalmente vengono testati nel nostro laboratorio prove nuovi materiali sia riciclabili che compostabili per verificare la qualità della saldatura alle massime velocità possibili.

In concreto possiamo presentare al mercato un’offerta globale; la gamma dei nostri macchinari di packaging e cartoning è ampliata da tutta una serie di consulenze nel campo specifico dei materiali di incarto sostenibili. Ai soliti argomenti di un produttore di macchine quali performance, rendimenti e shelf-life, abbiamo aggiunto tutta la parte di sostenibilità dei materiali flessibili e questo è certamente un approccio nuovo e vincente.”

Da un’intuizione di Riccardo Cavanna, è nato anche un white paper tecnico-scientifico per indagare la storia del flowpack, dalle origini alle sue possibili evoluzioni future. La pubblicazione intitolata “Flow pack: il massimo col minimo. Alta protezione a basso impatto” e redatta dal Politecnico di Torino in collaborazione con aziende leader del settore ed enti specializzati, verrà presentata proprio in fiera Ipack Ima giovedì 5 maggio alle 17.30.

Di economia circolare, recupero, riciclo e di materiali innovativi, infine, si parla al convegno internazionale Packaging Speaks Green, in programma dal 3 al 6 maggio, dove relatori ed esperti coglieranno l’occasione per fare il punto sul ruolo svolto dagli imballaggi nella definizione di nuove strategie green per la gestione dei rifiuti e la riduzione dell’impronta ambientale della produzione e dei consumi.